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50 Capitolo ottavo

mentre invece sono così preziose!... Basterebbero questi bambù per procurarci ciò che ci necessita.

— No, Enrico, non bastano, e nella foresta troveremo altre piante più preziose che ci procureranno quello che non possono darci queste. Basta: al lavoro, amici. —


Capitolo VIII


La capanna aerea


I tre uomini si misero al lavoro, abbattendo grande numero di bambù, specialmente dei più alti, ma molti anche di quelli spinosi, volendo il signor Albani costruire anche un recinto, per meglio difendersi dagli assalti delle tigri e che potesse anche servire per racchiudere gli animali che proponevasi di addomesticare.

Atterrate le canne, il marinaio ed il mozzo cominciarono a trasportarle alla spiaggia, di fronte alla piccola cala, avendo scelto quel luogo per erigere la capanna, mentre il signor Albani, armato della lancia, entrava nella piantagione per cercare gli avanzi della grossa preda uccisa dalla tigre.

Doveva avere però anche un altro scopo, perchè di tratto in tratto si arrestava, spostava i bambù ed esaminava il terreno con profonda attenzione, scavando qua e là delle buche, talvolta assai profonde. Pareva che volesse accertarsi della qualità della terra su cui crescevano quelle canne giganti.

Aveva già fatto numerosi buchi servendosi della lancia, quando si arrestò dinanzi a un piccolo bacino pieno d’acqua, che si celava nel più fitto della piantagione.

Esaminò il fondo, essendo l’acqua limpidissima e pochissimo alta, poi si risollevò, mormorando a più riprese:

— Credo d’aver trovato le mie pentole!... Se quest’acqua non è stata assorbita, è segno che sotto lo strato di terra vi è uno strato impermeabile. — Si rimboccò le maniche,