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38 | Capitolo sesto |
— Si guastano presto, Enrico, non ne vale quindi la pena, e poi questo cibo è sostanzioso fino a un certo punto. Bisognerà trovare qualche cosa di più solido.
— Della carne? Credete che vi siano degli animali in quest’isola?
— E perchè no? Troveremo dei babirussa, dei tapiri forse, delle scimmie e fors’anche degli animali pericolosi, delle tigri per esempio.
— Delle tigri!... Diavolo!... E noi non abbiamo che una scure e due coltelli! Non so cosa accadrebbe di noi se uno di quegli animali ci assalisse!... Udiamo, signore, che cosa avete intenzione di fare? Mi pare che la nostra situazione non sia molto brillante.
— Sedetevi ed ascoltatemi, amici miei, — disse Albani. — Io non so in quale isola noi abbiamo approdato, ma credo che sia una di quelle che formano l’Arcipelago di Sulù e che sia disabitata.
Forse m’ingannerò, ma temo che noi siamo destinati a fare la vita dei Robinson e ad intraprendere una vera lotta per poterci trarre d’impiccio.
Questo mare poco noto, poco frequentato dalle navi, essendo noi lontani dalle linee che ordinariamente tengono i velieri, che dalle isole della Sonda si recano alle Filippine, non ci offrirà tanto presto l’occasione di venire raccolti, e chissà per quanto tempo saremo costretti a rimanere qui.
Fortunatamente se quest’isola sembra deserta è ricca di piante, e la flora malese può procurare, per chi sappia approfittarne, mille cose sufficienti ai bisogni della vita.
Non scoraggiatevi quindi: si tratta di lavorare e se Dio ci protegge, spero di potervi far passare tranquillamente, senza timori e senza sofferenze, tutto il tempo che saremo costretti a fermarci su quest’isola.
Siamo i più poveri di tutti i Robinson poichè gli altri, cominciando da Selkirk, il capo-scuola, l’eroe di Daniel de Foë, possedevano almeno delle armi da fuoco, mille cose utilissime che traevano dalle loro navi naufragate, ma colla