Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
22 | Capitolo quarto |
come se volesse prendere maggiore slancio, poi si scagliò uscendo tutto intero dall’acqua; ma invece di colpire i naufraghi che si erano lasciati cadere precipitosamente, varcò l’albero e piombò dall’altra parte, imbrogliandosi fra i bracci del pennone, le sartie e i paterazzi.
Quasi nel medesimo istante si udì Piccolo Tonno urlare.
— Una scure!... Una scure!... —
Capitolo IV
Terra!... Terra!...
La paura aveva fatto impazzire il mozzo od i suoi occhi avevano proprio veduto un’arma?.. Il marinaio e il signor Albani, che erano risaliti prestamente sull’albero, cercarono il loro compagno e lo videro correre, mantenendosi ritto meglio d’un equilibrista giapponese, verso l’estremità del tronco, abbassarsi rapidamente e fare sforzi disperati come se volesse strappare un oggetto profondamente infisso nel legno.
— Ehi, Piccolo Tonno!... — gridò il marinaio. — Vuoi farti mangiare dal pesce-cane?...
— Una scure!... Una scure!... — ripeteva il mozzo, raddoppiando gli sforzi.
— Ma dov’è? — chiese il signor Albani.
— È qui, infissa nell’albero.
— Una scure lì?...
— Sì, signor Emilio.
— Spicciati, mio Piccolo Tonno! — urlò il marinaio. — Il pesce-cane sta per ritornare! —
Il mozzo raccolse le proprie forze e con una strappata irresistibile staccò la scure. Si raddrizzò mandando un grido di trionfo e la porse al signor Emilio.
Lo squalo, sbarazzatosi dalle corde che lo avevano impri-