Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
I segnali fra l’isola e lo scoglio | 227 |
Capitolo XXXII
I segnali fra l’isola e lo scoglio
Alla sera i tre naufraghi risalirono il cono, portando con loro altri cespugli e delle bracciate di alghe marine che avevano raccolte sulle sponde dello scoglio e poi seccate al sole.
Avevano intenzione di accendere vari fuochi, per meglio attirare la curiosità del mozzo. Forse vedendo ripetersi, anzi moltiplicarsi quei segnali, poteva finalmente comprendere che qualche disgrazia doveva essere toccata ai compagni.
Guardarono dapprima con profonda attenzione verso la punta estrema della loro isola e il maltese, che aveva lo sguardo più acuto di tutti, non tardò a distinguere ancora il punto luminoso, già osservato la sera innanzi. Pareva però che non fosse più a livello del mare, ma che ardesse su una punta elevata, forse sulla cima d’una rupe.
— Che Piccolo Tonno sia andato a cucinarsi la cena sulle scogliere? — disse Enrico. — O che abbia acceso quel fuoco più in alto per renderlo meglio visibile?
— Io credo che il bravo ragazzo abbia un motivo per averlo acceso lassù, — disse Albani.
— E quale, signore?...
— Di accertarsi se si risponde.
— Affrettiamoci ad accendere i nostri fuochi. —
Coi rami e colle alghe secche formarono tre cumuli distanti parecchi passi l’uno dall’altro e li accesero, soffiandovi sopra per alimentarli meglio.
Quando si rialzarono, videro che il punto luminoso che si scorgeva sulla estrema punta dell’isola si era ingrandito considerevolmente. Poco dopo altri due punti comparvero, a una certa distanza dal primo.
Un grido di gioia irruppe dalle labbra del maltese e di Enrico.