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Sullo scoglio | 225 |
averle eruttate pochi giorni fa e noi non abbiamo veduto alcuna fiamma in questa direzione.
— Ti dirò, amico mio, che le lave, coprendosi quasi subito d’una crosta e avendo una irradiazione debolissima, conservano il loro calore per molti anni; anzi, secondo taluni scienziati degni di fede, perfino per un secolo.
— Mille terremoti!... Se queste cose me le narrasse un altro, parola da marinaio, non gli crederei.
— Aggiungerò che l’irradiazione delle lave è così minima, che si sono veduti dei vulcani vomitare massi di ghiaccio e lave insieme.
— Dei massi di ghiaccio uscire da un vulcano fiammeggiante?
— Sì, Enrico. In Islanda questo strano caso si è verificato sovente.
— Ditemi, signore, che sia molto antico questo vulcanello?
— Non lo credo, essendo le conchiglie che abbiamo veduto ammucchiate nei suoi burroni, ancora in ottimo stato.
— Ma io sarei curioso di sapere come fanno queste isole a sorgere dal mare. Che si sprofondino, si può ammetterlo, ma che si innalzino, mi sembra inesplicabile.
— S’innalzano in seguito ad una spinta formidabile che viene causata dalle masse di vapori racchiuse nella crosta terrestre. Come tu forse saprai, nell’interno del nostro globo, non sono spenti i fuochi. L’acqua che filtra attraverso i pori della crosta, trovandosi un dì o l’altro a contatto con quei fuochi, si evaporizza.
— Vi comprendo, signor Albani. Il vapore, non trovando sfogo, urta e spezza la crosta.
— Sì, Enrico, ma l’urta con forza irresistibile, rovesciando le gallerie sotterranee, producendo guasti immensi specialmente in alto e sollevando qua e là la crosta terrestre.
Un cataclisma simile, formidabile di certo, è avvenuto in un’epoca più o meno lontana sul fondo di questo mare e la spinta deve essere stata tale, da sollevare considerevolmente la crosta e da portare questo cono fuori dalle acque.
15. — Salgari, I Robinson italiani. |