Pagina:I Robinson Italiani.djvu/23


L’assalto del Pesce-cane 17

— Lascia andare, Enrico, — disse Albani, interrompendolo. — Pensiamo invece a levarci d’impiccio da questa situazione, che è poco allegra.

— Non domando di meglio.

— Hai udito nessun grido?

— Nessuno, signore. Io credo che i nostri disgraziati compagni siano tutti morti.

— Povero capitano e poveri marinai!... Maledizione sui traditori!

— Dio li punirà, signore. Anche avendo la scialuppa, non andranno lontani, poichè devono avere con loro che pochi viveri.

— Non vi era che una bottiglia vuota nell’imbarcazione, — disse il Piccolo Tonno, col suo accento strascicante dei meridionali. — Io lo so, avendo pulito la scialuppa ieri mattina.

— Scorgete dei rottami? — chiese il signor Emilio.

— Non vedo che una botte galleggiare laggiù, — disse il marinaio.

— Fosse almeno piena!

— Mi pare vuota, poichè è più che mezza sopra l’acqua.

— Pure, dei rottami ce ne devono essere. I pennoni e l’albero di trinchetto devono galleggiare e vorrei prima vederli.

— Cosa sperate, signore?

— Può esservi qualche naufrago da raccogliere.

— Non lo credo, — disse il marinaio, crollando il capo. — Avrebbe risposto alle mie e alle vostre chiamate.

— I rottami possono essere lontani, e... ma, non vi pare che siamo già molto distanti dal luogo della catastrofe?

— Infatti, signore, mi sembra che ci allontaniamo.

— Forse qualche corrente ci trascina.

— Lo credo anch’io.

— Ciò è grave.

— Perchè?...

— Perchè ci allontana dai rottami, mentre avremmo forse