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Sullo scoglio 223

mito la notte precedente, s’affrettarono a ritornare al loro ricovero ed a chiudere gli occhi.

Il loro sonno non fu turbato da alcun incidente e poterono riposare tranquillamente fino allo spuntare del giorno, malgrado i muggiti delle onde, le quali si sfasciavano sempre contro lo scoglio con grande violenza.

L’indomani però, il mare era ritornato calmo. Solamente delle larghe ondulazioni lo percorrevano, rompendosi contro i frangenti.

Inghiottirono alcune dozzine d’ostriche che il maltese era andato a raccogliere sulla spiaggia sabbiosa, poi risalirono sulla vetta del vulcano per vedere se sulla loro isola si scorgeva qualche segnale, ma invano. Nessuna colonna di fumo s’alzava sulle spiagge, nè sulla cima della montagna.

Senza dubbio Piccolo Tonno, non sospettando chi erano gli autori di quel segnale, aveva stimato cosa prudente il non rispondere. Probabilmente aveva creduto che fossero dei pirati o dei pescatori delle Sulu o del Borneo, individui che stavano meglio lontani anzichè cercare di attirarli sull’isola.

Rivolsero allora la loro attenzione sui frangenti, per vedere se era possibile di tentare il passaggio; ma in causa delle larghe ondulazioni che di tratto in tratto si rovesciavano sulle scogliere, non fu possibile scorgere i banchi che dovevano prolungarsi in direzione dell’isola. Bisognava aspettare che il mare tornasse perfettamente calmo.

— Per oggi nulla possiamo tentare, — disse Albani. — Questa sera ripeteremo i segnali e se non avremo alcuna risposta, domani, se il mare sarà tranquillo, ci avventureremo sui frangenti. —

Un po’ scoraggiati da quelle delusioni, ridiscesero e si diressero verso la spiaggia per fare raccolta di ostriche, non avendo altro cibo disponibile.

Mentre i due marinai, immersi fino alle ginocchia, frugavano le scogliere vicine raccogliendo gli appetitosi molluschi e cacciando i granchiolini, il signor Albani, quantunque zoppicasse ancora, esplorava l’isolotto sperando di scoprire qual-