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Sullo scoglio 219

Dimmi: credi tu che la scialuppa si sia fracassata contro i frangenti?

— No, signore, poichè si è capovolta prima di toccare la sponda di questo dannato scoglio.

— Se non si è spezzata, galleggerà adunque ancora.

— Lo credo, essendo tutta d’un pezzo e assai pesante.

— Speriamo che le onde l’abbiano spinta sui frangenti e arenata su qualche banco. Senza di quella noi non potremo lasciare quest’isolotto.

— Ma le onde possono averla spinta assai lontana, signore, — osservò Marino. — Il vento soffiava dall’ovest e l’avrà trascinata all’est.

— È vero, — disse Albani, scuotendo il capo.

— Vi sono i frangenti, — disse Enrico. — Possiamo, nuotando, passare dall’uno all’altro e avvicinarci all’isola.

— Ma vi sono delle interruzioni considerevoli nella linea, — rispose Albani. — E poi tu sai che in queste acque i pesci-cani e le torpedini sono numerose e non possediamo ora alcuna arma per difenderci.

— Saremo dunque costretti a perire di fame su questo deserto scoglio?...

— Non disperiamo così presto, Enrico. Quando il mare si sarà calmato, vedremo se i frangenti ed i banchi ci permetteranno di avvicinarci all’isola e poi, chissà, un grande fuoco si potrebbe forse scorgere dalla piattaforma della nostra capanna.

— Avete ancora l’acciarino e l’esca?

— Sì, Enrico, è sempre rinchiuso nella sua scatoletta impermeabile.

— E credete che Piccolo Tonno possa scorgere un fuoco acceso su questo scoglio?

— Forse, poichè ritengo che questo vulcanello non sia molto lontano dalla costa settentrionale. Intanto, amici miei, cerchiamo un ricovero e se è possibile qualche cosa da porre sotto i denti. Le conchiglie non devono mancare su quella spiaggia sabbiosa. —