Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
204 | Capitolo ventinovesimo |
altissime continuavano a salire dall’est, minacciando di subissare la scialuppa, e raffiche impetuose gonfiavano la vela il cui albero si curvava in modo da temere che dovesse spezzarsi.
— Sono ondate di fondo, — disse il veneziano. — Qualche violenta tempesta deve essere scoppiata verso l’est.
— Pure stamane il cielo era limpido e il mare tranquillo, — disse Enrico. — Noi non abbiamo udito alcun tuono.
— Le ondate di fondo, che sono prodotte dalla lunga continuazione d’una violentissima bufera, percorrono delle distanze incredibili, Enrico. Forse la tempesta che ha mosso questi cavalloni è scoppiata a parecchie centinaia di miglia dalla nostra isola, forse nei paraggi delle isole Sanghir, cioè nel mare delle Celebes o più oltre, alle Molucche od a Mindanao.
— E voi credete che queste onde possano percorrere tali distanze senza perdere la loro forza?...
— Sì, Enrico. Nell’Oceano Pacifico si sono osservate delle ondate di fondo che venivano da più di mille miglia.
— Ditemi, signor Albani, è vero che in certe tempeste si sono osservate delle onde alte qualche centinaio di metri?... Se devo dire il vero, io non ne ho mai vedute.
— Sono frottole spacciate dai marinai. È bensì vero che per coloro che sono a bordo delle navi, specialmente piccole, sembra che le montagne d’acqua abbiamo altezze inverosimili, ma si è constatato che in media quelle altezze si riducono a pochi metri.
— Oh! questo poi...
— È verissimo, Enrico. Osservazioni accuratissime fatte nell’Oceano Atlantico durante furiose tempeste hanno limitato quelle altezze a soli sei metri, però si sono vedute onde che toccavano i nove e anche i tredici.
— È una bella altezza.
— Presso il Capo Horn, invece, ne furono vedute di quelle che toccavano i quindici metri ed il navigatore Dumont