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L’assalto del Pesce-cane | 15 |
Capitolo III
L’assalto del Pesce-cane
Il signor Albani, l’ex-ufficiale di marina, che doveva essere un forte nuotatore, era improvvisamente emerso dietro allo squalo. La luna faceva scintillare il coltello che teneva stretto fra i denti.
Con un’ultima bracciata passò dietro al mostro nel momento in cui questo stava per inabissarsi e raggiunse il marinaio, il quale non osava più muoversi pur tenendo in pugno l’arma.
— Non temete, Enrico, — disse il signor Emilio con voce tranquilla, — se lo squalo ci assale, avrà il suo conto.
— Che ci arrivi sotto? — chiese il marinaio, che riprendeva animo, sapendo d’avere un valoroso compagno.
— La luna illumina l’acqua e potremo vederlo: aspettate! — Si tuffò e gettò sotto i flutti un rapido sguardo, ma non vide nulla. Risalì a galla e tornò a guardare e scorse subito, a venti passi, un leggero tremolìo che indicava l’imminente comparsa d’un corpo gigantesco.
— L’abbiamo alle spalle, — disse. — Mettete il coltello fra i denti e affrettiamoci a battere in ritirata verso l’albero.
— Non verremo assaliti?
— Non credo; troverà numerosi cadaveri senza dare addosso ai vivi, — rispose il signor Emilio, con un sospiro.
— Ma credete che siano tutti morti gli altri?
— Lo credo: affrettiamoci. —
Si misero a nuotare rapidamente, volgendo di frequente il capo per vedere se il pesce-cane li seguiva; ma pareva che il mostro non pensasse più a loro. Appariva e scompariva emettendo rauchi sospiri, vibrava qualche colpo di coda sollevando vere ondate, ma si teneva lontano; senza dubbio aveva trovato ben altre prede senza correre alcun pericolo.