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198 | Capitolo ventottesimo |
— Ma Marino?...
— O è fuggito vedendo morire il suo compagno, od è caduto nella foresta.
— Lasciamo che le tigri se lo mangino e ritorniamo alla nostra capanna. Sono inquieto per Piccolo Tonno.
— No, Enrico, dobbiamo prima assicurarci della sorte di Marino.
— Ma forse le tigri avranno divorato il suo cadavere.
— Sarà rimasto il fucile.
— Credete che questi furfanti abbiano esaurito le munizioni?
— Ne sono certo. Devono essere fuggiti con poche cariche.
— E si saranno trovati presto alle prese colla fame, mentre noi, sbarcati senz’armi, senza nulla, nuotiamo nell’abbondanza per merito tutto vostro, poichè senza di voi, io e Piccolo Tonno ci saremmo ben presto trovati nelle stesse condizioni dei due maltesi. Eppure in quest’isola abbondano gli alberi fruttiferi, e per due marinai non doveva essere difficile procurarsi dei mangostani, dei durion, delle noci di cocco, ecc.
— E credi tu che le frutta possano bastare, Enrico?... Per alcuni giorni sì, ma poi le forze se ne vanno se non si mangiano delle materie fecolose o della carne. Chissà quali scorpacciate di frutta avranno fatto quei due disgraziati, per ingannare la fame insaziabile che li rodeva! Ma hai veduto in quale stato abbiamo trovato Harry? E... To’!... Cos’è questo? —
Si era curvato lestamente e si impadronì d’una scatoletta che si trovava semi-nascosta fra le foglie secche.
— Una scatola da capsule vuota, — disse. — Questa è una prova che le loro munizioni sono state esaurite.
— Zitto, signore.
— Che cos’hai?...
— Guardate!...
— Dove?...
— Lassù, su quell’altura!... È lui!... —