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194 | Capitolo ventottesimo |
— Siete deciso ad accamparvi su questa rupe?
— Non è prudenza avventurarci su queste sponde che non conosciamo e che possono nascondere delle scogliere subacquee pericolose. All’alba spiegheremo le vele e a mezzodì toccheremo certo le coste meridionali dell’isola. —
Il marinaio, che pareva avesse spento i suoi propositi di vendetta, scese la rupe e andò a legare la scialuppa onde impedire al flusso di portarla al largo, mentre il signor Albani, tagliate alcune foglie di arecche e alcuni rami, improvvisava un riparo.
Cenato con una kakatoa nera arrostita al mattino e con pochi biscotti, si misero accanto le cerbottane e s’addormentarono, certi di non venire disturbati su quell’alta rupe che era tagliata a picco.
La notte fu tranquilla. Furono svegliati parecchie volte dalle grida rauche delle tigri, ma nessuno di quei pericolosi animali osò scalare la grande rupe.
All’alba i due Robinson si rimettevano in viaggio, con una fresca brezza che soffiava dal nord al nord-ovest.
Il tempo si manteneva splendido e il mare tranquillo e solamente presso le sponde la risacca lo sconvolgeva fortemente, in causa forse della grande profondità dell’acqua e della ripidità delle coste.
L’isola cominciava ormai a ripiegare verso sud-est, ma senza baie e senza sporgenze. La grande montagna che dominava quel lembo di terra perduto nel mare di Sulu, era già molto lontana.
Fra breve la scialuppa doveva girare l’estrema punta meridionale, la quale si allungava in forma d’una penisola piuttosto stretta e molto bassa, poichè quando le foreste mostravano delle aperture, il marinaio, tenendosi ritto sul banco, riusciva a scorgere il mare delle coste orientali.
Verso le dieci, il signor Albani additava una lunga scogliera, e sulla spiaggia un’altra pertica, sulla cui cima s’agitava uno straccio.