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Gl’incendiarii della «Liguria» 187

azzurro profondo, e il sole splendeva in tutto il suo fulgore, salendo rapidamente sull’orizzonte.

Il mare tranquillissimo, s’increspava appena appena sotto i soffi regolari del venticello dell’est. Solamente presso le spiagge si rompevano le onde della risacca, balzando e rimbalzando e sfasciandosi in una pioggia di pagliuzze d’oro.

La scialuppa filava rapidamente, colla vela ben gonfia, tenendosi a quattrocento metri dalle spiagge, lasciandosi a poppa una scìa biancheggiante e perfetta.

Il marinaio si era messo alla scotta e masticava beatamente il suo siri, ed il signor Albani si era seduto accanto alla barra del timone.

Le coste dell’isola fuggivano rapidamente, ma i due Robinson potevano osservarle con loro comodo, mantenendo sempre la scialuppa a breve distanza. Il signor Albani, che si era munito di carta e di penna, tracciava le punte, le piccole baie, le scogliere, dando a tutte un nome.

Così aveva notato le baie Aida Maria e regina Elena, i capi Savoia e Piemonte, la punta Ischia, e le scogliere Venezia, Rialto e Pellestrina.

Le coste si mantenevano però sempre assai alte e dirupate, rendendo difficili gli approdi. Sulle cime i boschi si succedevano ai boschi con poche interruzioni, prodotte per lo più da spaccature profonde causate, a quanto pareva, da antichi torrenti.

Si vedevano macchioni di alberi del garofano, di arecche, di tamarindi, di cocchi bellissimi, di goiani, di mangostani, di cedri selvatici; enormi alberi della canfora le cui esalazioni giungevano perfino alla scialuppa, di durion altissimi e bambù smisurati.

Gran numero di uccelli volteggiavano sulle sponde; sulle scogliere e sopra quei macchioni si vedevano bande di pappagalli d’ogni colore, di loris rossi ma colla gola nera, di cacatoe nere e bianche, di terenguloni col dorso color di smeraldo, la coda azzurra e il ventre giallo dorato; di rondini salangane, leggiadri uccelli di mare color turchino metallico