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186 | Capitolo ventisettesimo |
— Grazie, signor Albani: a voi dobbiamo la vita.
— Abbracciatemi, amici, — disse il veneziano, commosso. — Sono felice di avervi fatti contenti. —
Capitolo XXVII
Gl’incendiari della «Liguria»
Venti giorni dopo il varo della scialuppa, essendo ormai cessata la stagione delle piogge, cominciarono i preparativi della partenza, essendo risoluti ad esplorare le sponde meridionali dell’isola, per conoscere i misteriosi individui che abitavano quella parte della loro possessione.
Non potendo abbandonare gli animali e i volatili che si trovavano nel recinto, nè il campicello che poteva venire saccheggiato dalle scimmie, avevano deliberato che il mozzo rimanesse a guardia della capanna. Del resto, il ragazzo aveva accettato ben volentieri di rimanere a terra in compagnia di Sciancatello e delle due scimmie, premendogli di conservare le ricchezze accumulate con tante fatiche.
La mattina del 16 novembre il veneziano e il marinaio, dopo d’aver imbarcato delle provviste capaci di nutrirli per una settimana e abbracciato Piccolo Tonno, salirono sulla scialuppa.
— Ti raccomando la capanna e i nostri animali, — disse Albani al ragazzo. — Se il vento ci sarà favorevole, fra quattro giorni contiamo di essere di ritorno.
— Non temete, signore, — rispose il mozzo. — Avrò cura degli animali e del campicello. Buon viaggio, signore. —
La Roma prese il largo e oltrepassata la piccola penisola che chiudeva la baia verso occidente, virò di bordo costeggiando l’isola. Il mozzo, dall’alto d’una rupe, con Sciancatello a fianco, li salutava col cappello di fibre di rotang.
Era una splendida mattina: il cielo era purissimo, d’un