Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
12 | Capitolo secondo |
gorgo enorme, scavato dal rottame nella sua immersione, si udì echeggiare una voce umana.
Ora risuonava acuta, limpida, ed ora strozzata, come se la gola dell’uomo che la emetteva, volta a volta venisse bruscamente invasa dalle onde prodotte dal gorgo.
Una forma oscura s’agitava fra la spuma, spariva un istante, poi ricompariva, ed allora la si vedeva agitare le braccia con suprema energia.
Chi era quel fortunato che ancora sopravviveva all’orrendo disastro, mentre forse tutti gli altri avevano seguito la povera nave nei profondi abissi del mare?...
La luna, che allora cominciava a sorgere a fior dell’orizzonte, facendo scintillare getti d’argento fuso, permetteva di vedere quel superstite della tremenda esplosione.
Era un marinaio giovane ancora, poichè non doveva avere più di venticinque a vent’otto anni, colla pelle del viso assai abbronzata, i lineamenti marcati, occhi neri e vivaci ed i capelli e la barba pure nera. Era uno di quei tipi che s’incontrano di sovente nella riviera di levante o di ponente della Liguria, veri tipi di marinai pieni d’audacia e di fuoco.
Quantunque appena sfuggito al tremendo pericolo e solo, su quel mare che era forse abitato dai feroci pesci-cani, mostri comunissimi nelle acque della China e della Malesia, pareva tranquillo.
Nuotava con sovrumana energia, alzandosi sulle onde per gettare all’intorno dei rapidi sguardi, e fra una battuta dei piedi e delle mani gridava:
— Ohe!... Da questa parte! —
Nessuno però rispondeva alla sua voce, all’infuori dei gorgoglii delle acque ancora agitate dal vortice scavato dalla nave. Erano dunque tutti periti, i marinai e gli ufficiali della Liguria?... Maledizione sui miserabili che avevano provocato l’incendio e l’esplosione!...
Il marinaio avanzava sempre, cercando qualche rottame della disgraziata nave per avere almeno un punto d’appog-