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172 | Capitolo venticinquesimo |
— Alla finestra, signore, — gridò Piccolo Tonno. — Potremo vedere la nave a uscire dalla piccola rada. —
Il veneziano si diresse verso la finestra e guardò fuori. Il mare aveva preso un aspetto pauroso. Immense ondate, d’una tinta verde cupa, correvano all’impazzata verso le spiagge dell’isola, frangendovisi contro con indescrivibile violenza, mentre un vento impetuoso sconvolgeva le nere masse di vapori e le folgori descrivevano i loro pericolosi angoli.
Si vedevano le alte piante, che rizzavansi sulla cima delle rupi, torcersi come fuscelli di paglia sotto le sferzate dell’uragano, mentre le foglie e i rami strappati volteggiavano in tutti i sensi.
— È un vero ciclone, — disse il marinaio. — Non vorrei essere sul tia-kau-ting.
— Non abbandonerà la cala di certo, — rispose Piccolo Tonno.
— E allora le onde lo frangeranno contro le scogliere, — disse Albani. — La cala non ha alcun riparo e saranno costretti a prendere il largo.
— Speriamo che si affoghino tutti, — disse Enrico. — Ecco che doppia quel capo!... Guardate, signor Albani! —
Il veneziano volse gli sguardi verso il nord e vide infatti il tia-kau-ting fuggire verso l’est, con le sole vele basse terzaruolate. Balzava disperatamente sulle onde, ora apparendo sulle creste spumanti ed ora scomparendo nei baratri mobili.
— Che il mare v’inghiotta tutti!... — gridò il marinaio. — Ecco il mio augurio! —
Pochi minuti dopo la piccola nave scompariva nel fosco orizzonte, mentre la bufera si scatenava con estrema violenza.
Capitolo XXVI
Il varo della «Roma»
Durante tutta la giornata e l’intera notte, l’uragano imperversò senza interruzione, sollevando il mare a mostruosa altezza, atterrando grande numero d’alberi, specialmente