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L’uragano 171

sori, ripresero la loro catapulta e scagliandola impetuosamente innanzi, riuscirono ad allargare il foro, facendo diroccare la barricata.

Un uomo, il più audace, si cacciò nella galleria e irruppe nell’interno prima che i Robinson potessero scorgerlo, essendo l’oscurità diventata profonda in causa delle folte nubi che si addensavano rapidamente in cielo, ma Sciancatello gli appioppò una legnata così potente, da farlo fuggire urlando di dolore.

— In ritirata! — comandò Albani, vedendo altri nemici affollarsi confusamente sotto la galleria.

I tre Robinson e Sciancatello si slanciarono nella seconda caverna, accumulando nella seconda galleria sassi, colli di viveri, recipienti d’acqua e dietro la carretta.

L’uragano allora scoppiava con rabbia estrema. I lampi si succedevano ai lampi, i tuoni scrosciavano con estrema intensità, toccando tutta la gamma in meno di un minuto, e sul mare si udiva il vento a fischiare ed a ruggire, mentre le onde schizzavano la spuma perfino dentro la piccola finestra della caverna.

I pirati avevano fatto irruzione dentro la galleria emettendo urla di vittoria, ma si erano subito arrestati dinanzi alla seconda, la quale pareva dovesse presentare una resistenza non minore.

Le loro grida di vittoria si cambiarono ben presto in urla di rabbia, di delusione. Pure, decisi a vendicare i loro compagni, l’avevano assalita percuotendola col tronco d’un albero, quando in lontananza si udì a tuonare un colpo di cannone, seguìto poco dopo da un secondo sparo.

L’assalto cessò bruscamente. Si udirono ancora delle grida, ma pareva che diventassero rapidamente più fioche.

— Se ne sono andati, — disse Albani che ascoltava, rattenendo il respiro.

— Sì, — disse Enrico. — Quegli spari erano segnali di pericolo.

— Amici miei, ringraziate quest’uragano.