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Assediati nella caverna 165

emettendo due urla di dolore, mentre i loro compagni scaricavano a casaccio le loro armi, non potendo scorgere gli assalitori.

— Nella caverna! — esclamò Albani.

Protetti dalla cortina vegetale scivolarono rapidamente nel corridoio e accumularono con tutta lestezza le pietre, otturando l’ingresso.

— Presto, formiamo una barricata, — continuò Albani. —

Piccolo Tonno, che aveva acceso una candela, accorreva in loro aiuto con Sciancatello. Si misero a rotolare i massi che abbondavano nella prima caverna e li accumularono nel corridoio.

Intanto al di fuori si udivano i pirati vociferare come ossessi ed echeggiavano gli spari. Non avendo potuto vedere da che parte erano state lanciate le frecce, non avevano ancora scoperto l’ingresso della galleria, ma non dovevano tardare a giungervi dinanzi, se seguivano le tracce del ruotabile.

I tre Robinson e lo Sciancatello continuavano a rotolare macigni, volendo murare tutta la galleria per impedire agli assedianti di avanzarsi, o almeno rendere molto difficile la loro entrata.

Già mezzo corridoio era stato ostruito, quando udirono le voci echeggiare all’altra estremità.

— Ci hanno scoperti, — disse Enrico.

— Ma non entreranno, — rispose Albani. — Abbiamo più di duecento frecce ed i nostri proiettili, lo sappiamo per prova, valgono meglio delle loro palle.

— Ci assedieranno.

— Che cosa importa a noi?... Abbiamo dei viveri per otto o dieci mesi.

— Ma scarseggiamo d’acqua, signore, — disse Piccolo Tonno. Non ne avremo che per dieci o quindici giorni.

— Ci basterà, amici. Questo assedio non durerà molto. Preparate le armi e teniamoci pronti a respingere l’assalto.