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Sull’albero maestro | 11 |
Già la Liguria aveva perduto di vista le coste del Borneo e s’inoltrava attraverso il mare di Sulu, compreso fra il vasto gruppo delle Filippine al nord e all’est, la lunga e sottile isola Palavan all’ovest e le sponde settentrionali del Borneo, quando una disputa violentissima, che doveva avere più tardi terribili conseguenze, scoppiò a bordo per opera dei due turbolenti maltesi.
Essendosi rifiutati di prendere parte alla manovra, mentre la Liguria correva delle lunghe bordate avendo il vento contrario, un bollente palermitano, stanco di vedere quei due fannulloni con le mani in tasca, perduta la pazienza, aveva lasciato andar loro due sonori scapaccioni.
I due maltesi, più bollenti del siciliano, avevano estratti i coltelli, assassinando un catanese che era accorso in aiuto del compatriota.
Il capitano comparso sul ponte, attirato dalle grida dei rissanti, aveva atterrato i due furfanti con un buon colpo di manovella sapientemente applicato sui loro dorsi, poi li aveva fatti incatenare e cacciare nella sentina, per consegnarli più tardi alle autorità spagnuole di Guam.
Pareva che tutto fosse finito, quando una sera, mentre una calma assoluta immobilizzava la Liguria in mezzo al mare di Sulu, i due maltesi, che si trovavano forse in possesso d’una lima, riuscirono a evadere imbarcandosi sull’unica scialuppa che era rimasta a bordo e che secondo l’usanza delle nostre navi, era tenuta ormeggiata alla poppa.
Ma questo non era tutto: i due miserabili, forse per vendicarsi del colpo di manovella del capitano, prima di fuggire avevano dato fuoco alla dispensa e fors’anche al carico di cotoni.
I lettori sanno il resto: la nave, due ore dopo, balzava in aria per lo scoppio delle polveri, e la fumante carcassa s’inabissava sotto le onde tenebrose del mar di Sulu.
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L’orribile rimbombo era appena cessato e la pioggia di rottami incandescenti era terminata, quando in mezzo al