Pagina:I Robinson Italiani.djvu/161


Le devastazioni dei pirati 155

— Terremoti!... Che sorprendano Piccolo Tonno?...

— Taci!... —

Una forte detonazione era echeggiata verso il mare, seguita poco dopo da un’altra.

— Che cosa succede?... — chiese il marinaio. — Che i furfanti siano stati assaliti da qualche incrociatore spagnolo?...

— Sparano le spingarde contro la piantagione di bambù, sperando di scovarci, — rispose Albani. — Sono certo di non ingannarmi.

— Fortunatamente siamo lontani e bene imboscati.

— Ma temo che Piccolo Tonno, udendo questi spari, ci creda in pericolo e si metta in cerca di noi.

— Volete che cerchiamo di guadagnare la caverna?... Non deve essere molto lontana.

— Non sappiamo ancora da qual lato i pirati ci cercano, e lasciando questo nascondiglio potremmo trovarci improvvisamente dinanzi a loro. Se avessimo anche noi dei fucili, potremmo tentare la ritirata, ma colle nostre cerbottane sarebbe un’imprudenza che potrebbe costarci la vita. Queste armi sono preziose nelle imboscate e nelle sorprese, ma poco valgono nella difesa.

Facciamo appello alla nostra pazienza e aspettiamo la notte per ritirarci verso la costa orientale.

— Ma Piccolo Tonno?...

— Speriamo che non commetta l’imprudenza di lasciare il ricovero. Gli avevo detto di non muoversi fino al nostro ritorno e per nessun motivo.

— Tacete, signore: mi pare di udire delle voci laggiù. —

Tesero gli orecchi rattenendo il respiro e udirono infatti delle persone che parlavano a voce alta, presso il margine della boscaglia.

I pirati dovevano aver attraversato la piantagione dopo d’averla frugata in tutti i sensi e si disponevano a perlustrare le foreste, ma non doveva essere cosa facile essendo immense ed avendo l’isola aveva una superficie ragguardevole.

Forse stavano dirigendosi verso la montagna, credendo