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Il «tia-kau-ting» 147

carono, ma il mozzo, prima d’imitarli andò sulla piattaforma a ritirare, come faceva sempre, le pertiche che servivano da scale.

Stava per rientrare nella capanna, quando volgendo gli sguardi sul mare, verso il nord-est, vide scintillare un punto luminoso, il quale spiccava nettamente sulla superficie cupa dell’acqua.

— Un fanale?... — mormorò, con stupore.

Comprendendo quanta importanza poteva avere quella scoperta, si precipitò nella capanna, gridando:

— Accorrete, signor Albani!... Ho veduto il fanale d’una nave! —

Il veneziano e il genovese balzarono in piedi e uscirono sulla piattaforma, chiedendo ansiosamente:

— Dov’è?...

— Guardate laggiù, verso il nord-est, — rispose il mozzo.

— Terremoto di Genova!... — esclamò il marinaio. — È proprio un fanale!...

— Sì, — confermò il signor Albani, che pareva commosso.

— Che una nave s’avvicini alla nostra isola?...

— Lo credo, Enrico.

— Una nave europea, forse?...

— No, poichè avrebbe due fanali, uno rosso e uno verde, mentre quello è bianco e mi sembra che proietti molta più luce di quelli usati dalle nostre navi.

— Bisogna fare dei segnali, signore; accendere dei fuochi sulla spiaggia.

— No, — disse Albani, dopo alcuni istanti di silenzio.

— Vi comprendo, — disse Enrico. — Voi temete che noi c’imbarchiamo e che abbandoniamo quest’isola. Ebbene, signore, v’ingannate: io non partirò da questa terra sulla quale mi trovo tanto bene da non desiderarne nessun’altra.

— E nemmeno io, signore, — aggiunse Piccolo Tonno.

— Non è questo il motivo, amici miei, — rispose Albani. — È la prudenza che mi consiglia di non attirare per ora l’attenzione di quei naviganti.