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Il «tia-kau-ting» 145

— Mancando per lo più di armi difensive, ricorrono sempre a mille astuzie e talvolta assai curiosissime. Vi è per esempio un ragno, il migalodonte che è comune anche da noi, il quale, per sfuggire i nemici più forti di lui, si scava una celletta chiudendola con una specie di turacciolo. Nascosto dietro a quella porticina spia le prede e le assale quando è certo di vincerle, ma se si trova dinanzi ad un insetto più robusto di lui, corre a rintanarsi e si aggrappa al turaccioletto perchè non venga levato.

— Oh!... È strana!...

— Ma altri sono più furbi, — continuò l’istruito veneziano, mentre il mozzo, formata una scopa con delle larghe foglie, cacciava fuori gl’insetti. — Vi sono delle semplici larve che per proteggere il loro debole corpo, si rivestono d’una corazza formata di fili tenuissimi che sottraggono al loro corpo e che poi coprono di granelli di terra. Altre invece, si avvoltolano nel fango il quale disseccandosi basta a proteggerle.

— Ma voi mi narrate delle cose da sbalordire!... — esclamò il marinaio. — Io non avrei mai creduto che quei piccoli esseri fossero così astuti!...

— Figurati che vi sono dei coleotteri che appena si accorgono di essere osservati, contraggono le gambe, si lasciano cadere su un fianco e fingono di essere morti. Altri invece cercano d’ingannare cambiando forma. L’altro giorno io ho osservato una bella farfalla di colore scuro, che si era posata in mezzo ad un cespuglio. Desiderando di prenderla, la cercai a lungo e finalmente la scoprii, ma per sfuggirmi aveva ripiegato le ali così bene, che sembrava una vera foglia secca.

— La volpona!...

— Signore, — disse in quell’istante il mozzo, — la caverna è pulita.

— Non ancora, — disse il marinaio. — Vi è un morto da seppellire.

— Lave del Vesuvio!... Un morto! — esclamò Piccolo Tonno, girando intorno due occhi stralunati.