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Una capsula in mezzo alla foresta 141

quegli uomini sono accampati verso il sud, scopriremo la loro capanna o la loro scialuppa.

— E abbandoneremo loro la nostra casa aerea e i nostri raccolti?...

— Qualcuno di noi rimarrà a guardia, Enrico, e cercheremo intanto di fortificare la nostra piccola possessione. Spero, del resto, che quegli sconosciuti nulla intraprenderanno contro di noi durante la stagione delle piogge.

Non occupiamoci di loro per ora, e pensiamo a riempire i nostri magazzini. —

Ripresero la raccolta delle noci e delle mandorle e quando il carretto fu ben carico, fecero ritorno alla loro abitazione.

Alla notte però, per prudenza, stabilirono i quarti di guardia. Non sapendo ancora chi erano quegli uomini sbarcati nell’isola, nè conoscendo le loro intenzioni, la più elementare prudenza li consigliava di vegliare.

Nessuna persona però, fu veduta ronzare nei dintorni dei recinti, nè quella notte, nè in quelle seguenti. Senza dubbio quegli sconosciuti non avevano più osato inoltrarsi in quella parte dell’isola e chissà, forse al pari dei naufraghi si tenevano lontani, temendo qualche brutta sorpresa.

Intanto il veneziano ed i suoi compagni continuavano a riempire i loro magazzini.

Tutti i giorni si recavano nella foresta e ritornavano col carretto carico di noci di cocco, di frutta d’artocarpo, di mandorle di cay-cay, di banani che poi mettevano in conserva nello sciroppo estratto dalle arenghe saccharifere e anche di nuova farina per rinnovare la loro provvista di pane.

Il veneziano aveva scoperto altre piante che ne davano di quella migliore e più abbondante. Aveva trovato, ai piedi della montagna, quei sagù che prima aveva cercato con tanta ostinazione ma con esito negativo.

Quegli alberi, che crescono dovunque nelle isole Indo-Malesi, anche allo stato selvaggio, non avendo bisogno di coltura, sono alti dai tre ai quattro metri, grossi uno e portano un ciuffo di grandi foglie.