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140 Capitolo ventunesimo

— Che cosa dite, signore? — chiese il marinaio.

— Dico, — rispose Albani con voce grave, — che qualcuno si è spinto fin qui.

— Ma chi?...

— Pensiamo bene: sei certo di non averne avuta una nelle tue tasche?...

— Certissimo, signore.

— E Piccolo Tonno?...

— Nemmeno, poichè il solo capitano aveva la chiave dell’armeria di bordo.

— Allora su quest’isola sono sbarcati degli uomini e sono venuti a ronzare sul margine del bosco.

— Ma chi sa quanto tempo fa!

— No, Enrico, qualche giorno fa, poichè questa capsula è ancora lucente come se fosse appena levata dalla scatola. Se fosse stata smarrita da una settimana, l’umidità delle notti l’avrebbe ben presto ossidata.

— È vero, signore. Ma chi credete che siano gli uomini che l’hanno perduta?... Dei naufraghi, forse?...

— Se fossero persone oneste sarebbero venute a trovarci, poichè dal margine di questa foresta si distingue benissimo la nostra casa. Devono essere degli uomini che hanno interesse a tenersi nascosti.

— Ma chi? Dei pirati delle Sulu, forse?...

— Chi può dirlo? Quel fumo che io ho scorto dall’alto della montagna e quella luce indicavano il loro accampamento; ora sono certo di non ingannarmi.

— Ma che cosa vorranno quegli uomini?... Assalirci per saccheggiarci, forse?...

— Può darsi.

— Mi mettete addosso delle inquietudini. Bisogna prendere una decisione, signore: non possiamo vivere sotto la minaccia di venire da un istante all’altro assaliti.

— Lo so e la decisione l’ho presa.

— E quale sarebbe?

— Costruirci un canotto e perlustrare tutte le coste. Se