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Nuove scoperte | 135 |
mi crucciavo, pensando che saremmo stati costretti a passare delle serate piuttosto lunghe, senza un po’ di luce.
— Ma dove vedete queste candele?... Avete scoperto un altro alveare?...
— Meglio ancora: degli alberi che producono la cera.
— Corna di rinoceronte!... Anche degli alberi che dànno le candele!... Ma dunque anche in un’isola deserta si possono procurarsi tutti gli agi della vita, quando si è sapienti come voi?
— Guarda quegli alberi. —
Il marinaio guardò nella direzione indicata e scorse un gruppo di piante colossali, alte più di quaranta metri, col diametro di un metro e venti o trenta centimetri, coperte d’un ammasso di foglie verdi-cupe, in mezzo alle quali si scorgevano delle frutta che somigliavano alle prugne.
— Che giganti!... — esclamò il marinaio. — Come si chiamano?...
— Nell’Indocina vengono chiamati cay-cay.
— Ma dov’è la cera?...
— Rinchiusa nelle frutta.
— Oh!... Questa è strana.
— Quando le frutta sono mature, e lo sono ora, si raccolgono e si mettono al sole fino a che la polpa si distrugga naturalmente e non rimanga che il nocciuolo.
Allora si spezzano e si raccolgono le mandorle le quali sono quelle che contengono la cera.
— Una cera simile a quella delle api?...
— Più grassa, poichè sembra burro indurito. Le mandorle dapprima si mettono in un mortaio di legno o di pietra, poi si schiacciano per bene finchè sono ridotte in pasta, quindi questa si scalda e si spreme, facendo uscire la cera.
— E se ne ricava molta, da una mandorla?
— In media ci vogliono cinquecento mandorle per averne un chilogramma.
— E brucia bene?...
— Benissimo, non fa odore e la sua fiamma è assai viva.