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8 Capitolo primo

— Presto!... presto!... — ripeteva il capitano.

L’albero, reciso, a un tratto oscillò con un lungo crepitìo; poi l’enorme tronco piombò sulla murata di babordo fracassandola e immerse nelle onde illuminate la punta dell’alberetto, seco trascinando pennoni, vele e cordami.

Quasi nel medesimo istante una sorda detonazione echeggiò nel ventre infiammato del legno. Era scoppiata una parte della polvere?...

Il capitano, gettò un urlo d’angoscia.

— Tutti in acqua!... La polvere! la polvere! la po.... —

Non finì. Mentre alcuni uomini, più agili degli altri, balzavano sopra le murate, uno spaventevole scoppio rimbombò sul mare.

Una fiamma gigantesca, livida, irruppe dal boccaporto; il ponte e i fianchi del veliero si squarciarono con indicibile violenza e l’intera massa galleggiante fu sollevata sui flutti.

Per alcuni istanti una enorme nuvola ondeggiò sull’oceano, poi una pioggia di rottami incandescenti piombò sulle onde sibilando, e la carcassa del veliero, sventrata, invasa dalle acque irrompenti attraverso alle squarciature, scomparve nei profondi baratri del mare di Sulu.


Capitolo II


Sull’albero maestro


La Liguria era salpata da Singapore il 24 agosto del 1840 diretto ad Agagna, la città più popolosa delle isole Marianne, con un carico di cotoni lavorati, destinati ai capi di quelle isole ed una grossa partita d’armi e sei quintali di polvere per i presidii spagnuoli.

Quantunque fosse stata varata in un cantiere genovese nove anni prima, era in quell’epoca ancora un bel veliero,