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6 | Capitolo primo |
Il capitano e il secondo, ritiratisi a poppa, stavano abbattendo, a gran colpi di scure, una parte della murata di babordo. Pareva che avessero intenzione di allestire il materiale per la costruzione d’una zattera.
Stavano per assalire la murata del cassero, quando un nuovo personaggio, uscito allora dal quadro, comparve sulla tolda.
Era un uomo che aveva varcato la trentina di qualche anno, di statura bassa, un po’ inferiore alla media, con petto assai sviluppato, larghe spalle e membra muscolose senza però essere grosse.
Il suo viso largo, un po’ angoloso, col mento appuntito, era pallido, leggermente abbronzato dalla salsedine del vento marino; la sua fronte ampia, appena segnata da una ruga precoce, indicava che quell’uomo era inclinato alla riflessione; i suoi occhi, sormontati da due sopracciglia folte, dall’ardita arcata, erano profondi, ma talvolta scintillavano e pareva allora che volessero penetrare nel più profondo dei cuori; le sue labbra strette, ombreggiate da un paio di baffi rossicci, indicavano che quello sconosciuto doveva possedere una incrollabile energia.
Vedendo quelle nubi di fumo e quelle folate di scintille che s’innalzavano attraverso l’alberatura del veliero, e quei riflessi sanguigni che si proiettavano sul viso dei marinai, corrugò la fronte, senza però manifestare alcuna impressione di terrore.
— Un incendio? — diss’egli, volgendosi verso il capitano. — Se non mi svegliavo, mi lasciavate adunque arrostire tranquillamente nella mia cabina?
— Siete voi, signor Emilio? — chiese il comandante sporgendosi dal cassero.
— In persona, comandante.
— Venite ad aiutarci, se vi preme la pelle.
— La cosa è grave?
— Gravissima, signore. La stiva è piena di fuoco e....
— Che cosa?