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100 Capitolo quindicesimo


— Dove, signor Emilio?...

— Verso quella punta lontana, al sud, dietro quei boschi. —

Il mozzo aggrottò la fronte e aguzzò gli sguardi nella direzione indicata. Le tenebre cominciavano a calare sull’isola, pure scorse un leggero pennacchio grigiastro.

— Del fumo! — esclamò il mozzo, stupito. — Ma allora quest’isola è abitata!...

— O è nebbia? — disse il signor Albani, che era diventato pensieroso.

— Ecco quello che bisognerebbe sapere, signore.

— Vi sono almeno quindici miglia di foreste da percorrere, Piccolo Tonno. Stento a credere che quest’isola sia abitata.

— E perchè?...

— Avremmo incontrato qualcuno, mentre non abbiamo veduto che delle scimmie.

— Possono essere dei pescatori appena sbarcati.

— O dei pirati, vuoi dire.

— Brutta compagnia, signore.

— Se sono dei pirati, non tarderanno a imbarcarsi. Ardo ora dal desiderio di possedere un canotto per fare il giro dell’isola.

— Lo costruiremo?...

— Sì, Piccolo Tonno, ma quando avremo trovato qualche pietra per affilare la nostra povera scure che è ormai rovinata. Orsù, accampiamoci e domani mattina andremo a trovare Enrico.

— Non correrà pericolo il marinaio, solo in mezzo alla foresta?

— Ha lo Sciancatello e quel mias è ormai tanto robusto da mettere in fuga anche le tigri col suo randello e poi Enrico ha la sua cerbottana. Prepariamoci un ricovero, ragazzo mio. —

Abbandonarono la vetta che era assolutamente nuda e rientrarono nella foresta costruendosi un ricovero con alcuni