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96 | Capitolo quattordicesimo |
— Contate di venire a raccoglierle?
— Certo.
— Sono adunque eccellenti?
— Hanno il sapore dei fondi del carciofo e quella polpa, cucinata sui carboni, può supplire il pane.
— Ma non si conserverà.
— I polinesiani la conservano, pigiandola entro buche scavate nel terreno, ma prende un sapore acidulo non però sgradevole a chi riesce ad abituarsi.
— Ma ci vorrebbero dei facchini, per portare fino alla spiaggia tutte quelle frutta.
— Se non avremo dei facchini, avremo degli animali e un carretto, spero.
— Un carretto?...
— E perchè no?...
— Ma chi lo tirerà?... Le scimmie, forse?...
— Chi?... Ho notato parecchie orme di babirussa e se riesco a prenderne due, vedrai che ti farò andare in carro, mio Piccolo Tonno.
— Ma voi volete procurarci mille comodi, signore.
— È la mia idea. Orsù, continuiamo la marcia o giungeremo tardi sulla vetta. La montagna è ancora alta assai. —
Ripresero l’ascensione attraverso a quelle selve che diventavano sempre più difficili e più intricate, recidendo gli smisurati rotangs che formavano talvolta delle reti impenetrabili e fugando grandi bande di volatili e specialmente di podargus, bruttissimi falchi colla testa grossa, il becco corto e largo come una bocca, la testa coperta di pochi ciuffi di peli e le penne del corpo bigie a screziature nere.
Anche qualche aquila audace, uccellacci grossi come tacchini, armate di robusti artigli, colle larghe ali nere ed il dorso rossastro variegato di nero, volavano via emettendo acute grida.
A mezza costa s’imbatterono in numerosi drappelli di scimmie, occupati a saccheggiare gli alberi fruttiferi. Ve n’erano di varie specie, ma erano talmente selvatiche, che