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4 | Capitolo primo |
— Dio vi punirà, — disse il capitano, con voce sorda. — Alle pompe e che Dio protegga noi! —
Il nostromo in quel frattempo, aveva fatto preparare la pompa di prua e quella di poppa, immergere in mare le manichelle e portare sul ponte tutti i mastelli e le secchie disponibili.
I dodici marinai che componevano l’equipaggio della nave stavano pronti alle sbarre, ed attendevano trepidanti gli ordini del capitano.
Del fumo denso, impregnato d’un acuto odore di catrame e di materie grasse, sfuggiva a intervalli dalle fessure del boccaporto maestro. Il fuoco doveva essere scoppiato nella dispensa che era situata presso la camera comune dell’equipaggio e doveva essersi comunicato al carico della stiva.
Il capitano aveva dato ordine di aprire il boccaporto, per poter constatare la gravità dell’incendio. Il mastro ed alcuni marinai stavano levando già i passanti di ferro che servono come da catenacci.
Sotto si udivano dei cupi brontolii, dei ronzii sordi, poi delle detonazioni come se scoppiassero dei recipienti pieni di liquidi alcoolici, mentre il catrame delle commessure della tolda cominciava a ribollire in causa del calore interno.
Nessuno fiatava, ma sul viso di tutti quegli uomini si leggeva già una profonda angoscia. Quei volti abbronzati dal sole equatoriale e dai venti del mare erano diventati pallidi e quelle fronti, ordinariamente serene anche in mezzo alle tempeste, erano diventate cupe.
L’ultima traversa stava per venire levata, quando il boccaporto s’alzò violentemente, rovesciandosi sulla tolda come sotto una spinta misteriosa.
Subito una fiamma enorme, una vera colonna di fuoco, irruppe dalle profondità della stiva e s’allungò verso le vele di gabbia dell’albero maestro, illuminando sinistramente la notte e tingendo le onde di riflessi sanguigni.
Un immenso urlo d’orrore, d’angoscia, di spavento echeg-