Mi si agita nel cor la visïone) 255Verrà dì che dal tuo scanno usurpato
Ti lancerà pel vuoto aëre un nume
Più possente di te, l’almo, il tremendo,
Il glorioso, ineluttabil Nulla! —
Tacque ciò detto e tremolavan gli occhi 260Di amarissime stille e tutte assorte
Nel remoto futuro eran le posse
Di quell’anima torva.
Entro la reggia
Di Lucifero intanto al gran banchetto
I celesti sedean. Fumanti dapi 265Dalle fonde cucine ad ora ad ora
Recavano i minor demoni, e fiumi
Versavan altri di spumanti vini
Entro i calici d’oro. Era un tumulto,
Un’orgia indescrivibile; e le mura 270Ne tremavano e i tetti. Alfin dall’alto
Del suo trono divin (quel che fu un giorno,
O semitica Larva, il tuo sgabello)
Lucifero fè cenno, e l’ampia sala
(Ampia così che armato occhio non giunge