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canto primo. 13

Alle tignuole vindici.
                            Confusi
80Erano insomma paradiso e terra
In un aspetto d’ineffabil gìoia;
E impossibil parea che l’infinita
Felicità dell’universo alcuno
Nascosto germe nutricar potesse
85Apportator di lagrimosi lutti.
E non la terra ahimè ma la più pura
Parte del cielo l’accogliea! Ma visto
L’avea più volte la sublime reggia
Del Rubelle santissimo adaggiarsi
90A piè del trono, sfolgorante il petto
Di preziose invidiate insegne,
Onor dei forti che, tremendo ardire!
Sfidar la larva dell’Eterno e al mondo
Aperser l’êra che non ebbe un Dio!
95Ma che non puote ambizion se infiamma
Petto celeste?
                    E canterò l’estrema
Epopea delle genti. E sulla sacra
Cetra di Omero, con novelle armata