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444 I Nibelunghi

180Di me più l’amerà. Sì lo pregate
Ch’ei qui m’adduca in questa terra i nostri
Migliori amici, perchè ciò ad onore
Di noi si volga. A Giselhero ancora
Direte voi ch’egli a cotesto pensi
185Ch’io mai non ebbi alcuna doglia o cruccio
Per sua cagione. Oh! volentieri assai
Lui qui vedranno gli occhi miei! Per quella
Sua fede grande, volentieri assai
Io l’avrei meco! E l’onor che le porto,
190Anche noto farete alla mia madre.
Ma se là rimanersi Hàgen volesse
Di Tronèga, oh! chi mai potrìa guidarli
Per le contrade? Fin dagli anni suoi
Di fanciullezza, note ben gli sono
195Tutte le vie che adducono fra gli Unni.
     Perchè cotesto si facesse mai,
Ond’elli non dovessero di niuna
Guisa soffrir che sul Reno restasse
Hàgene di Tronèga, i messaggieri
200Non sapean veramente. Oh! ma ne venne
Lor grave doglia poi. Solo per trista