D’alma e di corpo tu felice! Tutti
Li miei dolori compensasti assai, 175Ed io per sempre, ove morte non tolga,
Devota a te sarò. — Deh! che v’è d’uopo
Incolume lasciarlo, a lei rispose
Prence Dietrico, o nobile regina.
Anche avvenir potrìa ch’ei bene assai 180Di ciò che fece a voi, vi ricompensi,
Ed egli intanto, perchè starsi in ceppi
Il vedete voi qui, soffrir non debbe.
Al suo carcere allor fe’ la regina
Hàgene addurre là ’v’ei giacque chiuso, 185Là ’ve nessuno il vide. E incominciava
Gunthero intanto, il nobile signore,
Alto a gridar: Dove n’andava il prence
Di Verona? Ei m’ha fatto aspro dolore!
Corsegli incontro allor sire Dietrico. 190Degno di lode assai era il valore
Di re Gunthero, ed ei non s’indugiava
Più a lungo, ma dall’aula uscìa correndo
D’un balzo a lui. D’ambe le spade allora
Gran fragor si levò. Per quanto illustre