Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu/351

710 I Nibelunghi

Gislhero prence: Oh! qual toccammo noi
Fiero nemico! O cavaliero illustre
E ardimentoso, a me suvvia volgete.
360Darvi aita vogl’io la gran faccenda
A definir, nè più lung’ora puote
La faccenda tardar. — Si volse allora
A Gislhero Wolfharto entro la pugna,
E ciascun d’essi ampie ferite assai
365Venne attorno assestando. Incontro al sire
Con tanta forza sobbalzò Wolfharto,
Che di sotto dai piè sino alla fronte
Gli spruzzò il sangue de’ caduti. E il figlio
D’Ute leggiadra con tremendi e fieri
370Colpi Wolfharto ricevè, l’eroe
Ardimentoso. Ben che forte il prode,
No! scampar non potè, nè mai più fiero
Principe garzoncello esser potea.
     Wolfharto egli piagò per quella sua
375Buona corazza, sì che dalla piaga
Caldo il sangue colò. L’uom di Dietrico
Piagava a morte, e niuno avrìa cotesto
Fatto davver, se un forte egli non era.