Prence e signor, che morto per la destra
Di Volkero qui sta! disse maestro
Hildebrando. Ma lunga ora non dee
Incolume restarne il menestrello. 320E Volkero ei colpì, sì che le cinghie
Di qua, di là, dell’aula a le pareti
Balzaro al menestrello ardimentoso,
E scintille mandâr, via dal cimiero,
Via dalla targa. Di sua vita il termine 325Volkèr possente per tal via toccava.
Gli uomini allora di Dietrico innanzi
Nella mischia avventârsi. Elli colpìano
Di cotal foggia, che lontano assai
Ivan maglie divelte, e delle spade 330Vedeansi in alto via volar le schegge.
Caldo e scorrente rio di vivo sangue
Ei suscitâr dalle celate. Intanto,
Volkero estinto là vedea quel sire,
Hàgene di Tronèga, e fu cotesto 335Il più grave dolor che sì ’l toccava
Alla festa regal fra tanti amici
Ed uomini congiunti. Oh! di qual fiera