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392 I Nibelunghi

     Ella pensava nella mente sua:
610E dovrei dunque (e son fedele a Cristo)
A chi è pagano dar me stessa? Avrei
Di ciò ignominia appo la gente sempre.
S’anche tutto il suo regno ei mi donasse,
Da me tal cosa non farassi mai!
     615Così cotesto abbandonò. La notte,
In fino al dì, giacea costei sul letto
Con suoi molti pensieri, e i fulgid’occhi
Non si tersero mai, fin che alla messa
Mattutina ella andò nel primo albore.
620E intanto, de la messa al tempo giusto,
Eran venuti i re. Prendean per mano
La lor sorella e davanle consiglio
Perch’ella amasse il re qual si dicea
De la terra degli Unni. Oh! ma di nulla
625Più lieta la incontrò d’essi nessuno!
     Gli uomini d’Ètzel si fe’ cenno allora
Di addur, chè veramente ei volentieri
Per commiato venìan, qualunque fosse
Cosa accaduta, o diniegata o accolta;
630E venne in corte anche Rüedgero. I prodi