Recavan spade acute, anche alle braccia
Ampi scudi e lucenti. E ciò vedea
Di giga il suonator (grave rancura
Gli fu cotesta), e Giselhèr garzone 210Vedea pur anco, la celata avvinta,
Lo suocero avanzar. Come potea
Intendere Gislhèr che altro pensasse,
Fuor che tutto d’onesto, il vecchio prence?
Però fu l’alma del nobil signore 215E giovinetto veramente lieta.
Oh! me beato per cotanto amico,
Disse Gislhero cavalier, che in questo
Viaggio nostro ci acquistammo! Noi
Qui, per la sposa mia, buon frutto assai 220Avremo intanto, e m’è cagion di gioia
Che facciansi, in mia fè, le nozze mie!
Io non so di che mai vi confortate,
Disse di giga il suonatore. Oh! dove,
Oh! dove mai, perchè tregua si faccia, 225Venir vedeste voi con gli elmi avvinti
Tanti guerrieri, e portar nelle mani
Le spade ancora? Sopra noi desìa