E sanguinari un solo uscir da questa
Aula si lascì. Chè dovrìano allora
Colpo mortale esti congiunti vostri
Toccar per essi. Se di voi alcuno 120Anche vivrà fuor di cotesti, d’Ute
Figli, di me fratelli incliti e grandi,
E se, venendo ove aura spira, alquanto
Rinfrescheranno loro usberghi, voi,
Sì tutti voi, perduti siete. Mai 125Non fûro al mondo più valenti prodi.
Disse Gislhero giovinetto allora:
Deh! suora mia molto leggiadra, assai
Trista cosa in cotesto e veggo e trovo,
Che tu di là dal Reno a questa terra 130Così m’inviti per sì gran distretta!
Di qual mai guisa meritata avrei
Appo gli Unni la morte? A te fui sempre
Fedele e niun dolor ti feci io mai,
E con tal patto a questa corte venni 135Io cavalcando, perchè tu, mia suora
Inclita assai, mi fossi e buona e dolce.
Pensiero amico volgi a noi, chè nulla,