Altri gli svelse. Avvicinava omai
La morte sua. Piangean li suoi congiunti,
Chè vera doglia li toccò. Su lui 225Chinossi allora la regina e a piangere
Il forte Iringo incominciò. Piangea
Le ferite di lui, grave dolore
L’era cotesto assai. Ma il cavaliero
Ardito e accorto innanzi a’ suoi congiunti 230Così dicea: Lasciate il pianto voi,
Inclita donna! E che vi giova il pianto?
Abbandonar degg’io veracemente
La vita mia per piaghe che toccai.
La morte più non vuol ch’io lungo tempo 235Ad Ètzel presti e a voi li miei servigi.
A quei di Danimarca e di Turingia
Ei disse allora: Di nessun la mano
Accolga d’ora in poi della regina
I doni, l’oro suo che assai risplende. 240Veder dovrà la morte sua chi a fronte
D’Hàgene sta. — N’è pallido il colore
E della morte già si porta i segni
L’ardito Iringo. Fiera doglia a lui!