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600 I Nibelunghi

Ogni clamor, guardavasi di sopra
All’omero Dancwarto il cavaliere
100E dicea: Quanti amici, ahimè! ho perduti,
Ed io, lasso! qui sol deggio dinanzi
A’ nemici restar! — Cadeano intanto
Spessi di spada sulla sua persona
I colpi, e ne dovean d’allora in poi
105Di molti prodi lagrimar le spose;
Ed egli in alto si traea lo scudo,
E la correggia in basso, indi fea molli
Di sangue che scorrea, d’eroi nemici
Molte corazze. Oh! mio dolor, gridava
110D’Aldrïano il figliuolo. Unni guerrieri,
Deh! vi scostate! All’aria aperta voi
Fate ch’io torni, perchè l’aria alquanto
Me me rinfreschi dal pugnar già stanco.
     Allor fu visto con baldanza fiera
115Quel gagliardo avanzar. Così da quella
Casa fuor si gittò l’uom dalla pugna
Oppresso e stanco. Sovra l’elmo allora
Deh! quante gli sonâr spade novelle!
Quelli che non vedean quale prodigio