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552 I Nibelunghi

Io fo cotesto e ch’io di qui tornarmi
Vo’ in Borgogna. Levarmi in niuna guisa
140Da seder vo’ per lei. Meglio davvero
S’addice ad ambedue che ciò si lasci.
A chi m’odia e perchè far io dovrei
Segno d’onor? Pel tempo in che avrò vita,
Io mai cotesto non farò. Nè assai
145Davver mi curo se odio anche mi porta
D’Ètzel prence la donna. — E il tracotante
Su le ginocchia sue un’arma pose
Assai lucente. Assai lucente diaspro,
Verde com’erba, su l’elsa splendea.
150Che di Sifrido era quell’arma, tosto
Riconobbe Kriemhilde, e sì le venne,
Come la spada riconobbe, fiero
Desìo di pianto. Ed era l’elsa in oro,
E il fodero a ricami in cremisino.
155Ricordò a lei cotesto il suo dolore,
Ed ella a pianger cominciò. Che appunto
Per ciò fece tal cosa Hàgene ardito,
Io mi penso davver. Ma presso al banco
Trasse Volkero ardimentoso un suo