Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu/143

502 I Nibelunghi

Dar di sè miglior prova? Ecco, per mano
Di Gelpfràt, in la pugna orrida e fiera,
145Hàgene ardito dal cavallo cadde.
Schiantâr le cinghie del destriero al petto;
Che sia caduta, gli fu noto allora.
     Da’ lor compagni forte risuonava
Fragor dell’aste, ed Hàgene d’un tratto
150Indi assorgea, da che cadea sull’erba
In giù, pel colpo del nemico. Credo
Ch’egli era sì d’un’anima crucciosa
Contro a Gelpfràt. Ma chi tenesse intanto
I lor destrieri, non m’è noto. Scesi
155Ambo egli erano al suolo, Hàgen, Gelpfràte,
Là su l’arena, e rincorreansi. Allora
Recârgli aita lor compagni, e nota
Fu lor così la pugna. Oh! con qual ira
Contro a Gelpfràt Hàgen balzò! Gli tolse
160Non lieve parte di quell’ampio scudo
Il nobile margravio, e ne schiantaro
Acri scintille. Prossimo fu a morte
Di re Gunthero l’uom fedel, che un grido
A Dancwàrt cominciò: Deh! tu m’aita,