Legò a una pianta il palafreno. L’acque
Erano alto discese e i navicelli
Eran celati, e fu cotesto a grave 125Cura de’ Nibelunghi, in qual mai guisa
Passassero di là; vasta soverchio
La distesa dell’acque. A terra scesero
Molti valenti cavalieri allora.
Male qui ci accadrà, prence del Reno, 130Hàgene così disse, e tu medesmo
Puoi cotesto vedere. Ecco, son l’acque
Straripate, e n’è l’onda forte assai.
Io già mi credo che dovrem qui perdere,
Oggi, parecchi valorosi eroi. 135Deh! che mi dite adunque, Hàgene? disse
Il nobile sovrano. Or, per la vostra
Stessa virtù, di scemar nostro ardire
Non piacciavi così! V’è d’uopo a noi
Cercar passaggio là sull’altra terra, 140Perchè di qui li nostri palafreni,
Le vesti ancor, recar possiamo. — E invero,
Hàgene disse, tanto non m’è grave
Ancor la vita, ch’io mi voglia in queste