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462 I Nibelunghi

O forse più. Davver! ch’ei non pensaro
305Che avrìan sì gran dolor toccato un giorno!
     Allegramente cavalcando ei scesero
Di Gunthero alla terra. E palafreni
A tutti e vesti ancor fu indetto allora
Di dispensar, ch’elli dovean ben tosto
310Di Borgogna partir. Molti che buona
Ebbero volontà, rinvenne il sire.
Hàgene intanto di Tronèga ingiunse
A Dancwàrt fratel suo di ottanta addurre
Gagliardi al Reno. Vennero in costume
315Di cavalieri, e aveano usberghi e tuniche
Essi, leggiadri assai, là ne la terra
Di re Gunthèr. Venìa Volkero ardito,
Nobil di giga suonator, con trenta
Uomini suoi per quel vïaggio in corte.
320Tali vesti egli avea, che re sovrano
Anche potea recarle. E ch’ei volea
Irne fra gli Unni, a re Gunthèr fe’ dire.
     Chi Volkèr fosse veramente, a voi
Intendere farò. Nobil signore
325Era costui; gli eran soggetti ancora