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I Nibelunghi 27

Alto stupor, donde venisser mai
I nobili guerrieri in sì sfarzose
Vesti dipinte, con sì forti scudi
215E nuovi ed ampi. Ma perchè nessuno
Ciò ridir gli potea, n’avea rancura
Prence Gunthero. Al suo signor rispose
Ortwìn da Metze, nobile e gagliardo:
     Se noti a voi non son, fate che venga
220Hàgen mio zio qui avanti e ch’ei li vegga.
I regni a lui son noti e le straniere
Terre pur anco. Se cotesti prodi
Son noti a lui, ce ne dirà novelle.
     Fe’ cenno il re che lui con le sue genti
225Fossegli addotto, e ratto egli fu visto
Ire alla corte fra’ suoi molti eroi
Con fiero incesso. Che volea da lui
Il suo prence e signore, Hàgen chiedea.
     Sono in mie case ignoti cavalieri,
230Disse, che niuno qui conosce. Quando
Visti gli abbiate voi, con leal core,
Hàgen, il vero mi direte. — Questo
Io ben farò. — Ciò disse. A una finestra