Kriemhilde a sè medesma in suo pensiero 15Non concedea per ch’ella mai volesse
Alcuno amante. Ancor straniero a lei
Era il garzon, cui fu sommessa un giorno.
A quell’inclito amor pensava intanto
Di Sigelinde il figlio, e tosto sparvero 20Gli altri amadori innanzi a lui qual vento,
Ch’ei si merlava la leggiadra e bella
Giovinetta, e più tardi al pro’ Sifrido
La nobile Kriemhilde ivane sposa.
Ma i suoi congiunti e molti degli amici 25Il consigliâr, poi che recar volea
Sopra un fidato amor la sua speranza,
Ch’ei cercasse cotal che più di lui
Esser degna potesse, e il valoroso
Sifrido rispondea: Kriemhilde adunque 30Pigliar mi vo’, della burgundia terra,
Per sovrana beltà, la giovinetta
Avvenente e leggiadra. È a me ben noto
Che imperator non è sì ricco e grande,
Cui, s’egli brami donna aver, costei 35Per amor non convenga, inclita donna.