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I Nibelunghi 13

80Altri adoprava un dì. Feste e tripudi
Ebbero allora e dolce speme assai
D’altra gioia pur anco. E si cantava
Una messa di Dio santo ad onore,
E affollavasi attorno in ampia turba
85La gente accolta, ratto che i garzoni,
Con molto onor quale più mai non fue,
Cavalieri fûr detti, ai santi riti
Di cavalier conforme. Elli gittârsi
Là ’ve trovâr sellati i palafreni,
90E nel castello di Sigmùnd sì forte
Fragor levossi che palagio e sale
Echeggiar se ne udian. Grande un tumulto
Que’ prodi fean d’altere voglie; assai
Colpi s’udian di vecchi e di garzoni,
95Sì che le schegge andavano dell’aste
All’etra con fragor. Vedeansi attorno
Dalle destre volar de’ cavalieri
Lungo il castel tronconi infranti; e questo
Con fiero ardor si fea. Ma fe’ comando
100L’ospite regio di cessar. Fûr tratti
Di là i destrieri, e vidersi ben molti