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lvi I Nibelunghi

cenno a ciò che verrà dopo o a qualche altra cosa, un che di superfluo veramente, per cui l’insieme va scapitando quanto a vero contegno epico.» Alle quali parole del Bartsch questo può aggiungere per conto proprio il traduttore in versi sciolti, cioè che nel verso sciolto, seguitato non interrotto per lunghi tratti, questi che nel testo sono artificiali compimenti della strofa, appaiono inutili ripetizioni e interruzioni fastidiose. Al qual difetto si sarebbe anche potuto ovviare col fare, traducendo, tante strofe quante sono nel testo; ma la strofa domanda la rima, e all’obbligo della rima si sarebbe congiunto l’altro, non meno tirannico, di non dire in una strofa italiana nè più nè meno di quello che si trova nella tedesca corrispondente. E poi, quale strofa dovevasi o potevasi scegliere? Non una di fattura italiana, perchè male si sarebbe accomodata alla tedesca; e rifar la tedesca, sarebbe stata cosa impossibile e, quando mai, ridicola. D’altra parte,