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I Nibelunghi | xlv |
tutto il suo senno d’autorità, non potrebbe, senza l’aiuto del secondo, condurre a termine l’impresa in cui s’è messo. E però, senza di Achille, Agamennone non vincerebbe; e veggasi intanto di quanto sia meno luminosa la figura di costui dinanzi a quella del gran figlio di Teti. Nè i re dell’epopea persiana potrebbero o saprebbero ributtare gli assalti dei Turani riottosi, sempre irrequieti ai confini dell’Iran, se Rustem, il maggiore eroe di quella grande leggenda epica, non li aiutasse. Nella maggiore epopea indiana, Râma nulla può senza di Hanumant, e nell’epopea francese, Carlomagno imperatore spesso si troverebbe a mal partito se con lui non fosse Orlando, e nei Nibelunghi, Hagen tutto fa e in ogni impresa arditamente si mette, non lasciando altro a Gunther che di volere e di comandare.
E però Gunther, nei Nibelunghi, è il personaggio più inetto e insipido, tanto da bastar poche parole per tratteggiarlo. Di suo,